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L’intervista che trovate di seguito è stata realizzata dal Magazine “Impresa e territorio”, promosso dal Gruppo Confartigianato Imprese Varese. È stata pubblicata sul n.4/2021 con il titolo Welfare senza ritorno. La differenza la fa la rete”.



Il termine welfare aziendale è strettamente connesso a due aspetti fondamentali della vita: il benessere e il lavoro
. La sfida, oggi, è quella di rendere gli strumenti di welfare aziendale aderenti al periodo di crisi che stiamo vivendo. Da una parte aiutando l’azienda a diminuire i costi economici del lavoratore. Dall’altra sostenendo il reddito del dipendente e offrendo servizi consoni alle sue necessità sociali. Franca Maino, direttrice del Laboratorio percorsi di secondo welfare e docente al Dipartimento di scienze sociali e politiche dell’Università degli Studi di Milano, spiega il ruolo assunto dal welfare nel difficile anno e mezzo appena passato e come gli strumenti di welfare aziendale potrebbero modificarsi a seguito degli stravolgimenti che hanno investito il mercato del lavoro.

È possibile tracciare un bilancio dal febbraio 2020 ad oggi per capire come il sistema welfare abbia reagito alla pandemia?

Il dato più significativo, evidenziato dai nostri report, è che le imprese che in passato avevano investito di più nel welfare sono tate le più pronte a fornire delle risposte. Anche piccoli investimenti nell’area del welfare aziendale hanno quindi permesso di non retrocedere di fronte alle sfide e, molto spesso, di capitalizzare i propri sforzi. Ed è questo il motivo per cui, nonostante la crisi generalizzata, il welfare sta continuando a crescere. Ovviamente facendo rete, cosa che è possibile nonostante la crisi solo coinvolgendo diversi attori sul territorio (le reti multi-attore).

Come e in quali settori il welfare aziendale si stava sviluppando nel periodo pre-pandemia?

Stavamo assistendo ad una forte crescita del mercato dei “provider, che sono intermediari tra impresa e fornitori di servizi. Il loro è un ruolo importante dal punto di vista dell’incontro tra bisogni e risposte e della semplificazione.

Per quanto riguarda i servizi offerti, erano cresciuti quelli legati alla conciliazione vita-lavoro e alla sanità integrativa. Entrambi questi versanti hanno avuto un’accelerazione con la diffusione del Covid. Ad esempio, a causa della pandemia molti ospedali hanno bloccato le prestazioni di routine per dedicarsi completamente all’emergenza sanitaria, e molti pazienti hanno dovuto rinunciare a visite ed esami. Questo ha alimentato ritardi e liste d’attesa. Oggi la sanità integrativa può fornire risposte anche ripensando i pacchetti di prestazioni con una attenzione particolare proprio ai nuovi bisogni sanitari.

Il tema della conciliazione, invece, può fornire soluzioni a chi fa smart working coniugando il lavoro alla cura di figli e anziani. Abbiamo visto come negli scorsi mesi il welfare aziendale sia stato utilizzato per rimborsare i costi degli strumenti tecnologici, ad esempio i computer e i tablet per la didattica a distanza. Sicuramente, la sfida è quello di renderlo uno strumento sempre più flessibile e personalizzabile.

Per rispondere a bisogni inaspettati è stato introdotto qualche strumento nuovo nell’anno della pandemia?

Nel 2020, è raddoppiato l’importo dei fringe benefit. La soglia per l’esenzione Irpef di beni e servizi ceduti ai dipendenti è raddoppiata, passando da 258,23 a 516,46 euro. Questa misura, inizialmente, non è stata riconfermata nel 2021. In questi giorni tra gli emendamenti proposti in Parlamento ce ne sono tre che vogliono ripristinare la soglia dei 516,46 euro anche per l’anno in corso. Si tratterebbe di un’opportunità per molte aziende, su cui però è giusto riflettere.

È innegabile che il Covid abbia rivoluzionato la vita lavorativa e per molti aspetti – come ad esempio lo smart working – non si tornerà più indietro. Che risposte troverà il welfare?

Sicuramente le parole chiave nel futuro saranno digitalizzazione, flessibilità e territorio. Si insisterà di più con le agevolazioni che possono essere applicate al dipendente che lavora da remoto. Per non disperdere energie, soprattutto per una piccola e media impresa, sarà importante concentrarsi sul territorio. Ad esempio, tra poco sarà estate, e si presenterà il problema della gestione dei figli. Il territorio offrirà delle proposte (campi estivi, scuole di lingue, laboratori, etc.). Il mondo artigiano, sostenendo i progetti sul territorio, da una parte potrebbe fare da cassa di risonanza presentandoli ai propri lavoratori, dall’altra darebbe un contributo alle reti multi-attore.